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Quando l'ansia diventa debilitante e patologica?

Nella storia dell'uomo, l'ansia, o paura, è stata evolutivamente utile in quanto permetteva di prestare attenzione ai pericoli, anticiparli, e di emettere quei comportamenti di attacco o fuga tali da garantire la sopravvivenza. Anche oggi, quando abbiamo paura, tendiamo ancora ad attaccare la fonte di pericolo o evitarla. Inoltre, è noto che livelli moderati di ansia sono spesso utili per migliorare le prestazioni, e possono essere coerenti con ciò che esige la situazione, aumentando attenzione e vigilanza (pensiamo ad esempio ad un colloquio di lavoro in cui è importante essere molto attivati per rispondere prontamente) . E' quindi considerato ancora uno stato d'animo normale, utile e con funzione protettiva.

Dato il concetto di utilità dell'ansia, oggi la gravità dei disturbi ad esso correlata è frequentemente sottostimata. Se infatti l'ansia moderata può essere facilitante in certe situazioni, livelli elevati diventano debilitanti, in quanto riduce la scioltezza dei movimenti, la capacità di ragionamento e l'assimilazione di nuove informazioni (la descrizione colloquiale di tutto ciò è "ho perso la testa"). Un' ansia di stato elevata quindi compromette l' attività lavorativa, le relazioni interpersonali, limitano attività e opportunità. Le persone che si trovano in tale stato di ansia si sentono in continuo impaccio nelle situazioni sociali e hanno una costante paura di fare figuracce o di non essere all'altezza della situazione. Quindi, per non incorrere in tali rischi, tendono ad evitare sempre più situazioni che producono tale paura, impoverendo notevolmente la vita quotidiana. Con il tempo, si instaurerà anche un meccanismo tale per cui si esperirà paura ancora prima della situazione potenzialmente ansiogena (ansia anticipatoria) . Infine, anche solo il pensare di poter rivivere in futuro le stesse sensazioni provate nel passato scatenerà una paura tale come se la situazione stia avvenendo in quello stesso momento (paura della paura)

L'attacco di panico e l'agorafobia

L'attacco di panico è una delle forme più comuni e debilitanti di ansia.Nello specifico, può essere descritto come una manifestazione transitoria di intensa paura, o angoscia, accompagnata da svariati sintomi fisici e psicologici.

Tra i sintomi fisici:

  • Palpitazioni o tachicardia;

  • Sudorazione eccessiva;

  • Tremori;

  • Dispnea o sensazione di soffocamento;

  • Sensazione di asfissia;

  • Dolore al petto;

  • Nausea e disturbi addominali;

  • Sensazioni di sbandamento, instabilità o svenimento;

  • Brividi o vampate di calore;

  • Parestesie (sensazione di torpore o formicolio).

 

Tra i sintomi psicologici:

  • Derealizzazione (sentirsi come fuori dalla realtà) o depersonalizzazione (sentirsi come fuori dal proprio corpo);

  • Paura di perdere il controllo o impazzire;

  • Paura di morire.

L'attacco di panico ha un inizio improvviso, a volte inatteso, e raggiunge rapidamente l'apice (circa 10 minuti); l'esperienza soggettiva descritta più comunemente è quella di essere sul punto di morire.

Spesso tali attacchi sono provocati da situazioni ambientali esterne in cui le persone sono esposte a stimoli temuti. Ad esempio, si verificherà ad una persona con una fobia specifica relativa ai topi nel vedere lo stesso animale.

Molto frequentemente l'attacco di panico si presenta associato all' AGORAFOBIA.

L'Agorafobia è un Disturbo d'Ansia relativo al trovarsi in luoghi e situazioni dove sia difficile o imbarazzante allontanarsi, oppure dove sia difficile o impossibile chiedere aiuto in caso si verifichi un attacco di panico.

Moltissime sono le situazioni dove persone che soffrono di questo disturbo possono sentirsi a disagio, come per esempio luoghi affollati (piazze, mercati, chiese, centri commerciali) o luoghi chiusi (ascensori, treni, aerei, autostrade-considerate luogo chiuso perché si utilizzano unicamente uscite prestabilite, i caselli, lontani tra loro). Di conseguenza, è molto probabile che le stesse persone mettano in atto comportamenti di evitamento, verso tutte le situazioni per loro potenzialmente angoscianti, riducendo notevolmente il loro campo di attività quotidiana.

Si innesca così un circolo vizioso in cui gli attacchi di ansia e panico aumentano la dipendenza verso gli altri e le sensazioni di incapacità personale, sviluppando le convinzioni di debolezza ed inadeguatezza. Queste, a loro volta, rendono più esasperato lo stato di malessere e insoddisfazione, facilitando la comparsa dell'ansia.

Che cosa possiamo fare?

I farmaci ansiolitici, come le benzodiazepine, possono ridurre l'ansia di stato e l'ansia anticipatoria,  migliorando la padronanza di sé, ma sono poco efficaci nel ridurre le paure di fondo specifiche. La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale può invece diminuire, se non eliminare, questa vulnerabilità di fondo alle paure, ed in particolare eliminare la paura della paura. Può altresì indebolire le convinzioni disfunzionali su di sé (debolezza, inadeguatezza) che contribuiscono a mantenere il disturbo.

Così come per i Disturbi dell' Umore, l'efficacia della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale è scientificamente provata anche per i Disturbi d'Ansia.

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